Uno dei compiti più difficili nella sistemistica, anche se a molti sembrerà un'affermazione strana, è quella di raccogliere informazioni sullo stato della rete.
Per “stato della rete” intendo il funzionamento attuale, quello a breve e a lungo termine.
Bisogna fare sempre “i conti” sia con i problemi legati alla struttura interna che esterna.
Faccio un esempio banale: se va giù un nodo di connessione o di routing principale (per problemi tecnici, ammodernamenti, incidenti imprevedibili come alluvioni o mancanzadi energia elettrica – ricordate il blackout di qualche anno fa?), gli utenti che magari hanno come punto di riferimento solo il loro hosting provider si rivolgono a quest'ultimo piuttosto che al fornitore di connettività.
Non è un'accusa: sappiamo bene che il ruolo di fornitore di connettività non è certo facile.
Da un lato ci sono gli utenti, con le loro richieste, dall'altro le leggi di mercato e le leggi di stato sulla concorrenza e lo sviluppo.
Per questo diventano importantissime le opinioni e i pareri diffusi da esperti del settore. In particolare vorrei portare l'attenzione su quanto detto dal Prof. Maurizio Decina, docente di TLC presso il Politecnico di Milano in un articolo del Dott. Davide Corritore pubblicato su Il Mondo, che parlando della diffusione della linea adsl sulle attuali reti telefoniche in rame afferma ”il limite è il 60% delle linee telefoniche, oltre il quale scatta un effetto interferenza chiamato diafonia”.
ATTENZIONE: non è un problema che riguarda solo l'Italia. E i fornitori di connettività stanno già provvedendo ad un ammodernamento. Sempre nello stesso articolo si citano due investimenti sulla fibra ottica di due grosse compagnie: Telecom Italia 10-15 miliardi di euro, Verizon (USA) 23 miliardi di euro.
Nel frattempo la situazione nazionale non è certo delle migliori, come riportato anche in un recente articolo pubblicato sul Sole24Ore
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